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Amiamo cucinare secondo la tradizione fiorentina. Cuciniamo solo con i migliori ingredienti selezionati, locali, del territorio e stagionali. Le nostre proposte di piatti esaltano al massimo le specialità tipiche fiorentine e toscane nel rispetto dell'antica tradizione. Amore e passione portano a tavola dal 1865 l'arte culinaria fiorentina.
Scopri qui di seguito le ricette tradizionali che serviamo in tavola ogni giorno per celebrare la nostra storia e appagare il palato dei nostri commensali.
Una ragione precisa sull’origine del nome per questo piatto tipicamente fiorentino non c’è e l’unico che ha cercato di dare una risposta a questo quesito è stato il padre della cucina italiana, Pellegrino Artusi, secondo il quale il sugo che rende i fagioli tanto appetibili e straordinari è molto simile a quello che si usa per la cottura di piccola cacciagione.
Economica, modesta, povera. Queste le tante definizioni della trippa. Doveroso aggiungere un’altra caratteristica: quella di essere, insieme al lampredotto la rappresentazione per eccellenza del “cibo di strada alla toscana”.
Questo non è solo un piatto icona diventato nel tempo un cult ma è la rappresentazione ludica e goliardica della cucina toscana contadina, spesso musa ispiratrice anche di altri scrittori quali peresempio Collodi. Mentre ne assaporiamo lo straordinario sapore rivediamo su You Tube gli episodi dello sceneggiatore RAI anni ’60 a puntate in cui una esilarante, travolgente e bravissima Rita Pavone interpretò magistralmente il pestifero Giannino alias Gian Burrasca.
Nel rinascimento era di moda, nelle grandi famiglie nobili fiorentine, esaltare il gusto con sapori “dolci”. Questa zuppa, il cui termine indica un contenitore concavo, o zuppiera, ne è una mirabile espressione. Caterina de Medici portò la ricetta da Firenze a Parigi. Col tempo i francesi la trasformarono nella conosciuta soup à l’oignon.
Senza ombra di dubbio il contorno più rinomato della cucina tradizionale toscana sono i fagioli all’uccelletto. Una ragione precisa sull’origine del nome per questo piatto tipicamente fiorentino non c’è e l’unico che ha cercato di dare una risposta a questo quesito è stato il padre della cucina italiana, Pellegrino Artusi, secondo il quale il sugo che rende i fagioli tanto appetibili e straordinari è molto simile a quello che si usa per la cottura di piccola cacciagione. E da qui l’appellativo.
Il carnevale venne introdotto in Toscana durante il medioevo. A Firenze in quell’epoca però c’era una tradizione molto particolare: i giovani anziché lanciarsi colorati quadratini di carta tiravano sassi l’un contro l’altro, con conseguenze a volte estreme. Nei decenni questo costume continuò a perdurare e solo l’intervento di Girolamo Savonarola, riuscì a moderare la situazione. Alla sua morte però l’usanza riprese e durò fino al Rinascimento, quando le pietre furono sostituite da palloni fatti di stracci bagnati e pieni di fango.
Migliaccio a Firenze, Baldino ad Arezzo, Ghirighio nel pratese. Di cosa stiamo parlando? Del castagnaccio! Si racconta che sia nato dalla creatività e dalla penna di Pilade da Lucca, che parlò nei suoi scritti (1553) del “castagnazzo” e che lo elevò da pietanza povera delle famiglie contadine a dolce di lignaggio della città di Siena.
20 APRILE 1751 :nasce a Firenze Luigi del Bono, brillante creatore di commedie popolari, ma sopratutto della maschera carnevalesca fiorentina di Stenterello, che diventa una delle più importanti d’Italia e che è anche l’ultima della “commedia dell’arte antica”. Stenterello non è ricco, è pallido, magro, sommariamente vestito di “cenci” e vive con poco. Ciarliero, polemico, parla il linguaggio del popolo con frasi folkoristiche taglienti ed argute; a volte impulsivo e a volte apparentemente pauroso.